Biodiversità, fa rima con sostenibilità e … democrazia

Scrivere di biodiversità e di quanto essa sia importante, non solo per la vita quotidiana, ma per il futuro nostro e dei nostri figli, è un argomento tanto complesso e scontato nella sua necessità, che rischia di essere banale o, nella migliore delle ipotesi, una sfilza di buoni propositi.
È evidente che preservare la varietà delle diverse forme di vita che abitano la nostra Terra e che contribuiscono all’equilibrio di cui l’uomo fa parte, è un compito essenziale perché questa diversità è il risultato di una millenaria storia di evoluzione vitale e di compatibilità che se viene danneggiata rischia di creare danni irreparabili.
Gli equilibri naturali di Gaia
Questa convinzione si è fatta strada e si è affermata come sentire comune a partire dal 1979 quando è stato pubblicato il libro Gaia Nuove idee sull’ecologia in cui James Lovelock ha affermato che Gaia (la terra secondo la mitologia greca) è un unico organismo vivente capace di autoregolarsi e di rispondere a tutti quei fattori nuovi e avversi che ne turbano gli equilibri naturali.
La materia vivente non rimane passiva di fronte a ciò che minaccia la sua esistenza: gli oceani, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta si mantengono in condEssa può essere definita come la ricchezza di vita sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera.
L’importanza della biodiversità è stata rimarcata dall’Assemblea delle Nazioni Unite che nel 1992 ha stabilito che il 22 maggio sia la Giornata Mondiale della Biodiversità.
Biodiversità
La capacità di Gaia di preservare la vita e di mantenersi in equilibrio è messa in crisi dal modello di sviluppo e di approvvigionamento delle risorse che gli umani stanno mettendo in atto e che rischiano di rompere in modo irreversibile la capacità di Gaia di trovare un equilibrio.
Anzi diciamo meglio. Gaia troverà sicuramente un proprio equilibrio. Non è detto che questo equilibrio,
se non si adotteranno comportamenti consapevoli, comprenda la presenza del genere sapiens, cioè la nostra presenza.
La consapevolezza alimentare
I consumi alimentari sono un potentissimo strumento di influenzamento della biodiversità. L’innalzamento del tenore di vita delle popolazioni, la meccanizzazione e l’industrializzazione della produzione agricola, gli allevamenti intensivi, hanno consentito di rispondere ad una domanda alimentare sempre più massiccia ma, allo stesso tempo, hanno comportato uno sfruttamento esasperato delle risorse agricole, dell’allevamento e della pesca e messo in atto processi di standardizzazione delle produzioni che stanno incidendo drammaticamente sulla biodiversità del pianeta.
Parrebbe che la naturale e unica risposta a questo processo di massificazione risieda nel recupero delle
specie arcaiche dei grani e delle varietà orticole, dei frutti abbandonati per la loro scarsa produttività o perché meno consoni con le richieste del mercato, che sia indispensabile tornare a una pratica dell’allevamento e dello sfruttamento dei mari più sostenibili.
Tutti obiettivi sacrosanti che però faticano ad affermarsi e che si affermeranno soltanto grazie ad un aumento della consapevolezza dei cittadini-consumatori.
Gli eccessi dell’applicazione alle fonti alimentare dei processi di produzione di massa sono deprecabili e sotto gli occhi di tutti.
Ma allo stesso tempo vale la pena ricordare che questi processi hanno consentito di rendere disponibile a fasce sempre più larghe di popolazione cibo di buona qualità e a un costo accessibile, facendo perdere comunque al consumatore la piena coscienza della catena di produzione che dal campo porta alla tavola.
Confesso che guardo con un certo disincanto alla narrazione di alcuni chef, magari famosi, che per i loro
piatti enfatizzano l’approvvigionamento delle verdure nel loro orto, ben sapendo che queste pratiche potranno essere riservate, forse, alle piante aromatiche, o ai fiori eduli, ma difficilmente potranno riguardare verdure di largo consumo come pomodori, sedano, carote, carciofi zucchine e crucifere.
Basta dare un’occhiata ai mercati generali, ai parcheggi delle grandi distribuzioni organizzate, sempre pieni di gente che compra cibo, che riempie carrelli e frigoriferi.
Non c’è alternativa credibile per salvaguardare il nostro habitat se non quello di aumentare la consapevolezza alimentare di ciascuno e ridurre l’ossessione per il cibo che caratterizza i nostri tempi.
La buona abitudine di cucinare in casa
Sembrerà paradossale ma, per raggiungere questo obiettivo, credo che un contributo possa venire dal
riprendere in rito del cucinare in casa. Ciò consentirebbe di acquisire un rapporto più intimo e consapevole su ciò che troveremo nel piatto.
Non c’è nulla, a mio avviso, di più educativo che prepararsi un piatto di verdure. Sceglierle al mercato o dove si può, lavarle, mondarle, tagliarle a tocchetti, cuocere quelle che si prestano: si imparerebbe ad apprezzare di più ciò che abbiamo nel piatto, a capirne il valore. Incidentalmente a capire anche il valore della professione del cuoco e di chi lavora nelle cucine dei ristoranti.
Ci insegnerebbe che mangiare al ristorante, come era un tempo, non è cosa di tutti i giorni e che il lavoro in cucina deve essere riconosciuto e pagato.
Si scuserà l’autocitazione, ma è proprio sulla base di questo principio che ormai più di 15 anni fa è nato il
progetto de la La Scuola di Cucina intelligente di Magazzino Alimentare, il cui decalogo è tutt’ora attuale e visibile sul sito della scuola.
Anche i corsi di cucina hanno un costo, a volte non irrilevante, e proprio per questo, in questi mesi, abbiamo dato vita all’Associazione Magazzino Alimentare, con l’obiettivo di rendere la cultura alimentare, alla portata del numero maggiore possibile di persone.
Fa rima con Democrazia
Perché la biodiversità e il cibo giusto non li preserveranno soltanto i frequentatori dei negozi di cibo naturale, disposti a pagare almeno il 20% in più i prodotti rispetto alla grande distribuzione: saranno le mamme e i papà che ogni giorno mettono in tavola il cibo per la famiglia, e che alla fine della spesa guardano lo scontrino per capire se è compatibile con i bilanci.
Saranno loro che decreteranno la sostenibilità alimentare, saranno loro che potranno incidere sulla biodiversità. Il cibo non è questione di élite culturale. Per questo nel titolo si dice che biodiversità fa rima con democrazia.
L’articolo a firma di Dario Mariotti è apparso sul n° 109 – aprile, maggio 2023 – di Vini & Cucina Bresciana